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LIBRO V 13

la verità i vescovi, che se ne erano allontanati con grave scandalo di tutti i buoni. Aveano i vicarì generali delle diocesi di Parigi e di Firenze, d'Astros e Corboli, domandate su questo grave argomento istruzioni dall'apostolica sede: rispondeasi loro con due brevi dal papa, che queste novità erano dai sacri canoni condannate. Non fu possibile questi brevi officialmente notificare a coloro cui vennero diretti: ma seppelo l’imperatore e se ne dolse, li videro i vicari a cui erano destinati e valsero ad essi siccome norma, pervennero ai prelati, che col loro procedere aveano amareggiato il cuore del santo padre in pari tempo e il mondo cattolico scandalizzato, e ben conobbero quanto il loro procedere avea il supremo pastore della chiesa crudelmente oltraggiato.

VIII. Era compresa da meraviglia tutta Parigi, godeano i fedeli, fremevano i ministri, sdegnavasi l'imperatore in vedere come ad onta delle cautele e dei rigori adottati potesse il pontefice alzare di tempo in tempo la voce per accorrere al bisogno dei fedeli, riparare i danni, che minacciavano la chiesa. Numerosi erano i soldati che stavansi a guardia delle savonesi terre, i delatori più numerosi, severi i custodi, la vigilanza rigorosa e continua. Personaggi eminenti si allegarono in sospetto. Si pensò che i cardinali di Pietro, Gabrielli e Opizzoni, rilegati a Nemur non fossero estranei alla pubblicazione dei due brevi, che aveano fatto sentire la voce del pastore supremo della cristianità alla Francia e all'Italia. Arrestati nel loro domicilio, vennero come malfattori tradotti nelle pubbliche carceri di Parigi, da dove uscirono il giorno undici febraro 1811, per esser trasportati nelle prigioni di Vincennes. Eguale sventura colpì il prelato Emmanuele de Gregorio, il teologo padre Fontana, e il vicario della metropolitana di Parigi abate d'Astros accusati d'avere la promulgazione dei brevi pontifici favorita e promossa. S'ebbe crudeli rimproveri in consiglio di stato il figlio dell'antico ministro del culto consigliere Portalis, che venne dalla sua carica di direttore della imperial biblioteca destituito, perchè creduto benevolo verso Pio VII e i suoi