Pagina:Storia della vita e del pontificato di Pio VII.pdf/264

12 VITA DI PIO VII


VII. Sorgente d'immense amarezze era a Pio VII la nomina del cardinal Maury all'arcivescovato di Parigi, e del prelato Osmod alla sede arcivescovile di Firenze. Governava il primo la chiesa di Montefiascone nello stato pontificio, l'altro quella di Nancy in Francia. Riceveva egli nel fondo della sua prigione la desolante novella che in Roma il governo per la estinzione dei debiti dello stato, decretava che con i beni ecclesiastici i creditori fossero soddisfatti. Vide il pontefice che i suoi sudditi erano per sì fatta guisa obbligati o a tradire la loro religione, accettando di partecipare all’ingiusto spoglio del santuario, o a sopportare la perdita dei loro crediti e vedersi per questo fatto con le proprie famiglie all’indigenza ridotti. Scrivea pertanto al suo delegato apostolico in Roma, che il di lui animo paterno commosso da un sentimento di compassione verso i fedeli suoi sudditi, avvisava ai mezzi di conciliare, per quanto eragli possibile, la giusta loro indennità colla conservazione dell'ecclesiastico patrimonio: compendiando in quattro articoli le facoltà, comandavagli di autorizzare i soli, veri e legittimi creditori degli stati pontifici di ricevere in compenso dei loro titoli, i beni della chiesa, con patto di non deteriorarli, con animo di restituirli a tempo opportuno allo stato, e con l'obbligo infine di sovvenire, a seconda delle proprie forze, e gl'individui e le chiese, a cui gli acquistati beni fossero appartenuti. Alle persone da questo spirito animate concedea facoltà e di comperare, e di ritenere in affitto i fondi rustici e urbani, i conventi, e persino le chiese, ma con l'obbligo di non profanar queste, di conservar quelli nel loro stato. Permettea in fine l'acquisto dei sacri arredi, delle suppellettili, degli oggetti appartenenti al culto, purchè non fossero serbati ad altri usi, e sì avesse animo determinato a renderli, previa la restituzione del prezzo. Queste provvidenze sapientemente adottando il pontefice, le proprietà della chiesa, come meglio potevasi in tanta calamità di tempi, si conservarono. E poichè con queste misure vide il diritto della santa sede con l'interesse dei suoi sudditi conciliato, tutte le sollecitudini rivolse a richiamare sulle vie del dovere e del-