Pagina:Storia della vita e del pontificato di Pio VII.pdf/263


LIBRO V 11


VI. In conseguenza della pace segnata a Vienna da Champagny per la Francia, da Leichtenstein per l’Austria, conchiudevasi trattato di nozze fra Napoleone e l’austriaca arciduchessa Maria Luigia. Era il matrimonio civile celebrato il dì primo di aprile 1840 a san Cloud, ove invitati, intervennero i ventisei cardinali residenti a Parigi. Tredici di essi rifiutaronsi il dì seguente d'assistere alla religiosa ceremonia nella gran sala del Louvre1. Dopo due giorni il ministro dei culti Bigot de Prémeneu, scrivea al signor di Champagny, che dopo la condotta tenuta dai cardinali, che rifiutaronsi dall'assistere alla celebrazione del rito nuziale, questi non dovevano più ammettersi a corte. Furono costretti a deporre la porpora per vestire gli abiti neri. Non mancarono essi di diriggere all'imperatore le loro difese. Non furono valutate. Erano infatti più tardi allontanati da Parigi e tradotti in varie città della Francia2.

  1. Monsignor de Pradt che per l'esercizio delle sue attribuzioni alla corte napoleonica si trovò sempre, durante la ceremonia, al fianco dell’ imperatore, ci narra, come avendo Napoleone con un colpo d'occhio misurata la sala, ove vedessi raccolto tutto il fiore dell’Europa venuto per assistere all’atto religioso, fermandosi collo sguardo sugli sgabelli destinati ai principi di santa chiesa: dove sono, esclamò, i cardinali? Rispondeagli il prelato de Pradt che il tempo che avea imperversato, l'età avanzata dei porporati invitati alia ceremonia, le difficoltà di penetrare nella cappella avevano potuto cagionare l’assenza di alcuni fra essi.
  2. I cardinali, sui quali cadde la collera imperiale e ai quali rea vietato dopo questo fatto di avvicinarsi alla corte imperiale e assumere la porpora per avere tacitamente disapprovato il martimonio, furono: Mattei decano del sacro collegio, il quale unitamente al cardinal Pignattelli venne tradotto a Rbttel. Mézieres fu stanza ai porporati Scotti e della Somaglia. Sedan, quindi Charleville a Saluzzo e Galeffi. Brancadoro e Consalvi dimorarono a Reims. Luigi Ruffo e Litta vennero tradotti a San Quintino. Di Pietro, Opizzoni e Gabrielli furono portati a Saumur. Potevano in Parigi assumere liberamente la porpora i cardinali Fesch, Maury, Giuseppe Albani, Spina, Caselli, Cambacères, Giuseppe Doria, Dugnani, Fabrizio Ruffo, Roverella, De Bayane, Ersckine, Caprara. I primi si dissero cardinali neri, cardinali rossi chiamaronsi gli altri.