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LIBRO V


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opo aver ammirato la costanza di Pio e di averlo seguito nelle sue peregrinazioni, debito della storia è ricordare quali fossero in tanto fremito di passioni, in tanti civili rivolgimenti, le condizioni di Roma. La città tenuta dai francesi ignorava la sorte del suo sovrano: sapeasi peraltro come egli rifiutando con dignità le blandizia, con apostolica fermezza le opposizioni, incessantemente pregava, e come meglio eragli dato, opponeva salda barriera al progresso dei mali. Vedeva Roma le file dei generosi diradarsi ogni giorno: le proscrizioni toglievano i vescovi alle diocesi, i parrochi alla cura delle anime, i generali degli ordini alla direzione dei loro istituti per deportarli a Vervins nell'alta Piccardia, a Commercy, ad Auxerre nella Champagne, a Arey sull’Aube, a Chalons sul Marne, a Vanzier nell'Ardenne: nè le sole città della Francia, ma quelle pure dell’alta Italia destinavansi stanza a coloro, che rifiutaronsi dal giuramento. Sommò a cinquecento il numero degli ecclesiastici negli stati pontificî, che vidersi puniti d'esilio: essi nelle varie provincie del vasto impero divennero oggetto di ammirazione ai buoni, di scherno ai perversi. Scioglievansi in Roma il sacro tri-