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218 VITA DI PIO VII

tenza prima che i suoi fedeli servitori adunar potessero le biancherie necessarie, prese un crocifissa e lo pose al petto e tenendo in mano il breviario uscì dalla stanza. Non era ancora tornato in sala il cardinal Pacca, quando rassegnato e tranquillo videsi il papa passare fra i gendarmi, i birri e i sudditti ribelli che aveano violata audacemente la pontificia dimora, traversar le sale, camminare a grave stento sui rottami e le macerie delle porte gettate a terra. Era accompagnato da suoi che pallidi, confusi, atterriti a tanto spettacolo, andavano struggendosi in lacrime e tacevano: discese le scale, varcò il gran cortile, su cui vide schierate le truppe francesi. Nel dividersi dal cardinal Despuig dissegli con ferma voce di partecipare alli suoi colleghi come eragli doloroso il non potersi congedare da loro, e di non poter dare ad essi la sua benedizione. Piegò questi il ginocchio a terra e stringendo la mano al vicario di Cristo e coprendola di lacrime e di baci, ricevè l'apostolica benedizione. Radet lo divise dal papa: i gendarmi lo accompagnarono alle sue stanze. La carrozza del generale era ferma alla porta del palazzo, che guarda la piazza occupata dai soldati napolitani sotto la condotta del generale Pignatelli Corchiara; benedicea Pio VII con effusione di cuore quella milizia: benedicea al loro capitano venuto in Roma alla testa di quelle soldatesche per comando di Gioacchino Murat1. Il sole già da qualche ora splendea sull'orizzon-

  1. Artaud nella sua storia di Pio VII racconta che Murat investito di poteri straordinarii pell’Italia meridionale, e dell’alta polizia degli stati romani durante la campagna del 1809, temendo le cospirazioni scrisse a Miollis che se la presenza del papa era un ostacolo reale bisognava allontanarlo per neutralizzare la influenza ch'egli esercitava sull’animo dei romani. Dopo la risoluzione di Miollis di portar le mani sopra Pio VII. Dicesi, che Napoleone il quale non aveva ordinato l’arresto, poichè il seppe approvò la determinazione del generale Miollis. Anche lo storico napolitano, che la prigionia del papa chiama iniqua anche in politica, perchè stolta, scrive, che il carico di tante mutazioni era dato a Gioacchino Murat.