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LIBRO IV 217

nirsi della persona del papa. Radet quando videsi innanzi al papa spedì un tal Cardini maresciallo di alloggio ad annunciare al governatore generale che già stavasi alla presenza del santo padre, e quasi fossegli ignoto l'oggetto per il quale era stata violata la pace del domicilio apostolico chiedeagli le istruzioni. Dovremo andar soli, dicea il papa al generale che rispondeagli: avrebbe potuto condur seco il suo primo ministro cardinal Pacca. Questi che non era si dipartito dal suo fianco in quei dolorosi momenti, fecesi a dirgli se doveva aver l’onor di accompagnarlo. Mentre andava ad assumere gli abiti cardinalizi guardato a vista e seguito da due officiali, Pio VII in un foglio segnò di proprio pugno i nomi di coloro che desiderava aver seco; e quel foglio doveasi all'approvazione sottoporre di Miollis1. Tiberio Pacca disse a Radet avere il papa senza dubbio bisogno di preparare gli oggetti indispensabili al suo viaggio, ma, rispondeagli il generale, indeclinabili gli ordini che erangli trasmessi, e essi doveano essere prontamente eseguiti. A tali parole alzossi dal tavolino Pio VII, e consegnando a Radet la nota disse con mirabile rassegnazione. Andiamo, di me sia fatta la volontà di Dio: e si diresse alla sua stanza da letto. Seguivalo Radet quasi temendo che quella vittima innocente fuggir potesse dalle sue mani, e poichè vide che il papa occupavasi nel dar sesto alle sue cose, dissegli: non dubitasse nulla sarebbe toccato2: piacevolmente guardollo Pio, e risposegli « Chi non prezza la propria vita molto meno cura la roba». Sollecitato alla par-

  1. Contenevasi in detta nota i nomi di quattro cardinali del prelato Doria, del segretario delle lettere latine, dei brevi, dei memoriali e di monsignor Sacrista.
  2. Nella invasione fatta dai gendarmi e dai birri dell'appartamento pontificio vennero commessi diversi furti. Agli svizzeri furono involate biancherie, e diversi orologi: a varie altre persone oggetti preziosi d'oro e di argento. Un tal Paolo Costantini ascritto, alla squadra dei sbirri, convinto d'aver rubati diversi effetti appartenenti alla cappella pontificia, condannato a morte da un consiglio militare, fu fucilato sulla piazza del popolo.