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216 VITA DI PIO VII

cezza dicevagli « Perchè venite a turbarmi nella mia stessa abitazione? Che volete voi? ».

XXXI. Alle parole del mansuetissimo Pio i soldati, gli sgherri, che seguivano il generale francese e stavansi minacciosi abbassarono la fronte e si tolsero in atto rispettoso il cappello. Sospesi erano gli animi: tutti tacevano innanzi alla maestà del pontefice, che avea riacquistata la sua tranquillità abituale. Pallido in volto, e tremante faceasi a dirgli Radet come, vincolato dai suoi giuramenti, doveva compiere una ben penosa commissione: intimavagli la rinuncia della sovranità temporale di Roma e dello stato e aggiungeva che non prestandosi a ciò il santo padre, dovea condurlo al generale Miollis, che avrebbe indicato il luogo di sua destinazione. Alle parole del generale con ferma voce rispondeva Pio VII, che giuramenti più santi l’obbligavano a sostenere i diritti della sede apostolica, a non cedere a rinunciar quello, che non era suo: l'imperatore, diceagli, può toglierci anche la vita, ma non otterrà mai questo da noi. Dopo tutto quello, che abbiamo fatto per esso non aspettavamo da lui un simile trattamento. Santo padre, rispose Radet, sò che l'Imperatore le ha molte obbligazioni: più di quelle che voi sapete soggiunse Pio in tuono alquanto animato. Non dovevamo noi attenderci questo premio della condiscendenza che avemmo per esso, e per la chiesa di Francia. Ripresa quindi la sua dolcezza figlio, disse a Radet, questa commissione non attirerà certamente sul vostro capo le benedizioni del cielo: a voi perdono esecutore degli ordini, ma ben mi meraviglio di vedere al vostro fianco un suddito, che audacemente oltraggia la nostra dignità: pur nonostante, soggiungeva, anche a lui perdoniamo ben volentieri. La truppa che avea seguito il generale, per suo ordine sgombrò la sala: pochi sotto ufficiali di gendarmeria formavano parata nell'interno della stanza per vegliarne l'ingresso; andarono gli altri a schierarsi in quella del trono, si staccarono da essa alcune pattuglie che presero a girare negli appartamenti, nei corridoi, nei cortili per conservare le tranquillità nel palazzo. Fu scritto che Radet non avea alcun ordine d'impadro-