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LIBRO IV 197

si e non sarebbe sceso agli accordi e non avrebbe abbandonata la sua residenza del quirinale, finchè Roma fosse occupata dalle armi loro: altrettanto confermava agli ambasciatori stranieri. Da Parigi giungevano nuove accuse e cause nuove di lamenti: diceasi che le truppe francesi erano destinate ad occupar Roma per coprir le spalle alla armata di Napoli: avrebbero così assicurata la comunicazione con quella dell’alta Italia: imponevasi di procedere all'arresto dei napoletani, che bagnati ancora di sangue, cercavano sicurezza ed asilo nelle campagne di Roma, di scoprire e dare la caccia agli agenti segreti di Carolina di Napoli, che uniti a quelli d’Inghilterra, tramavano insidie, la tranquillità del nostro stato, e di tutta Italia esponendo a gravi pericoli.

XX. Tanto calda e tanto nobile protesta di amore nella occasione del carnevale offrì il buon popolo di Roma al pontefice da incutere nell’animo di tutti grandissima meraviglia: Aveva il cardinal Giuseppe Doria manifestato che trovandosi il santo padre prigioniero nelle sue stanze del quirinale, con l'animo oppresso da angoscie infinite, non era giusto che i romani si abbandonassero alla gioia ed al tripudio: che quelli erano tempi non di sollievo e divertimento, ma di preghieree di lacrime. La squilla della campana del campidoglio, che invita i cittadini ad abbandonarsi alla gioia, piombò come suono ferale sul cuore di tutti e tutti al padre e al principe riverenti mostraronsi i sudditi e i figli rinunciando di buon grado alle allegrie carnevalesche. Vinse il rispetto le naturali inclinazioni del popolo: le case e le fenestre furono chiuse, i consueti segni di esultanza disparvero, sembrò il corso un deserto. L'ambasciatore francese Alquier, poichè vide nelle circostanze attuali e ogni composizione divenuta impossibile fra la santa sede e la Francia, domandò i passaporti, lasciando incaricato di affari il signor Le Febvre suo segretario di ambasciata; ebbe anche questi ben presto l'ordine di allontanarsi da Roma, ove tuttal'autorità voleasi confidata alle mani del generale Miollis.

XXI. Narreremo per sommi capi le umiliazioni sopportate dal supremo gerarca, le angustie alle quali vidersi