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Intanto i soldati di Francia superbi delle ottenute vittorie e maggiormente di un nome, che li dicea la milizia più agguerrita di Europa, traversavano il nostro povero stato con lo scherno sul labbro. Facevasi credere che il giorno ventotto gennaro dopo toccata Spoleto, si sarebbero accampati due giorni a Ponte Milvio, quindi costeggiando le mura della città, dirette a Terracina in attenzione degli ordini del re Giuseppe. Pio VII fece partecipare a Miollis ch'egli e il suo stato maggiore poteano entrare liberamente in Roma ove sarebbe accolto con i riguardi ad esso dovuti. Le cortesie del pontefice non ebbero miglior ventura delle proteste.

XVIII. Era il mattino del due febraro, quando l'armata francese passando per la via flamminia entrò in città. Ostilmente, disarmati i militi pontifici posti a guardia della porta del popolo, tratti in loro podestà i posti militari della città, fu invaso violentemente castel sant’Angelo, malgrado la solenne protesta inviata al generale Miollis da Angelo Colli comandante del forte: giunse la militare insolenza all’eccesso di piantare otto pezzi di artiglieria rivolti al portone del quirinale nel giorno istesso, in cui nella cappella del palazzo apostolico dovevasi dal papa con i cardinali e i prelati celebrare la festa della purificazione. Così violavasi il domicilio di un principe inerme e pacifico. Partecipava Pio officialmente ai rappresentanti delle potenze estere l'attentato commesso e comandava che nulla più si tenesse ad essi nascosto di quanto avveniva in città: così alla luce del giorno si posero l'oltraggio di Alquier, il quale protestava che Roma non sarebbe occupata, l'inganno di Miollis che avea alla sua parola mancato. Temendo però il papa chel troppo amore dei sudditi, posto a durissima prova, potesse irrompere furioso e piombare sopra un piccolo numero di soldati, la sicula strage con danno di Francia e più di Roma rinnovellando, volle con editto della segreteria di stato emettere formale protesta a garanzia de’ suoi diritti sovrani, e raccomandare ai fedeli suoi sudditi la mansuetudine, la pazienza. Siano rispettati, leggeasi in quel pubblico bando, gl'individui di una