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LIBRO IV 193

sentato dal ministro degli affari esteri Champagny. Tornava per esso in campo la domanda al papa di far causa comune con l'imperatore: di unire le sue forze di terra e di mare per muovere guerra agl’infedeli e agl'inglesi: di chiudere i porti ai hastimenti brittanici, e confidare alle armi imperiali la sorveglianza delle città poste sul mediterraneo e sul mare adriatico: di riconoscere Giuseppe re di Napoli, Girolamo re di Westfalia, Murat gran duca di Berg, Elisa imperiale principessa di Lucca e Piombino. Aggiungeasi dovere il papa rinunciare ai suoi diritti su Napoli, approvare gli atti riguardanti l'Allemagna e l'Italia, emettere piena e formale rinuncia alla sovranità di Benevento e di Pontecorvo: voleasi in fine che una terza parte del sacro collegio fosse costituita da cardinali francesi. Cercavasî in tal modo acquistare una autorità preponderante nelle deliberazioni della santa sede e nella successiva elezione dei romani pontefici. Era il consentire a tali domande un offendere i diritti della chiesa, un sovvertire le regole fondamentali delle costituzioni apostoliche, un mettere il papa in balia dei principi secolari. Tornava a rispondere negativamente Pio VII. Scriveasi da Roma al cardinal de Bayanne che per la libertà e l’indipenza della sovranità pontificia quelle condizioni erano rifiutate. Il gabinetto delle Tuilleries che mostravasi irremovibile, facea dire al papa che o condiscendesse alle domande o piglierebbesi Roma. Per quello che riguardava Napoli prendeasi modestamente a ripetere non doversi dalla santa sede far questo affronto ad un re amico e cattolico, ad un pio monarca che possedeva ancora l’intera Sicilia, a cui Roma, memore dei beneficî ottenuti, doveva anzi mostrarsi riconoscente. Conseguenza dell'onorato rifiuto, giungea da Parigi l'ordine espresso che se, decorsi cinque giorni, il papa rifiutavasi ancora dall'aderire alle dure condizioni che gli erano imposte, la legazione di Francia lasciasse Roma, e che non solo le provincie Marchiane, ma che il Perugino fosse alla Toscana assegnato, e la metà della campagna di Roma unita al regno di Napoli. Quindi minacciava d'invadere tutto lo stato pontificio, quinci di

Giucci. Vita di Pio VII