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LIBRO IV 189

dinal de Bayanne toccava appena Milano quando domandavasi da Parigi al papa se questo porporato avea i poteri richiesti a stipolare un trattato, per il quale entrasse il pontefice nel sistema politico della Francia contro gl’inglesi e per trattare in pari tempo: della soppressione dei monisteri in Italia. Volevasi conoscere se erano i vescovi della penisola definitivamente dispensati dal recarsi in Roma per esservi consacrati; se il concordato italico doveva estendersi allo stato veneto e ai paesi di nuova conquista. Le risposte inviate per mezzo della segreteria di stato al ministro Champagny diceano che al de Bayanne, già partito da Roma, eransi accordati poteri ed istruzioni tali da far presagire una conciliazione. In quanto alla prima domanda, siccome restringevasi questa agl'infedeli e agli inglesi, aver perciò tutti i poteri per piegarsi agli accordi: aggiungevasi dal papa che avrebbe l'imperatore ricordato quello che altre volte aveagli detto, non potere, cioè, il capo della chiesa distruggere gli asili degli operai evangelici: dovrebbe perciò il cardinal de Bayanne supplicare Napoleone a desistere da quel pensiero. Per quello che avea rapporto al concordato germanico, che voleasi concluso in Parigi alla imperiale presenza, rispondeasi da Roma: i due cardinali Caprara e de Bayanne e monsignor della Genga avere i necessarî poteri per concluderlo, ma che il santo padre riserbavasi il diritto di tenere sott'occhio gli articoli definitivamente combinati prima della formale accettazione: tanto infatti erasi praticato per quello di Francia, e del regno d'Italia. Avea la corte romana condotto con tanta saviezza questo affare scabroso da sperare di vedere finalmente rassodati i vincoli della pace e dell'amicizia fra i due governi1.

XIII. Le cose fra il gabinetto di Francia e la s. sede erano in questo modo, disposte, quando entrava in Parigi il

  1. Vedi documenti relativi le contestazioni fra la corte romana ed il gabinetto reale di Parigi. Tom. Il. pag. 2. §. 7. e seg.