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LIBRO IV 187

ma sappiamo del pari che talvolta insorgono ostacoli, i quali o ne impediscono o ne ritardano l'adempimento, e aggiungeremo che questi ostacoli sono appunto quelli che traggono la loro origine dalla inesecuzione del concordato. Noi attendiamo, conchiudeva il pontefice, che si facciano cessare i mali che sopporta la santa sede nel suo temporale dominio, non meno che tutto: quello che ne compromette la tranquillità. Poteva però rilevarsi dal contesto della lettera pontificia, che avrebbe egli data la istituzione ai vescovi italiani, le cui informazioni regolari fossero inviate in Roma. Queste assennate parole, queste generose proteste non produssero l’ effetto desiderato.

XI. Le napoleoniche gesta superavano per grandezza quanto gl'istorici ci tramandarono di Alessandro e di Cesare. Le sue guerre sembravano piuttosto prodigiose che straordinarie, le sue vittorie favolose piuttosto che vere. In mezzo agli omaggi e all'avvicinamento di quasi tutti i sovrani di Europa vedea il signor della Francia, fatta per lui più temuta e più grande, che un solo principe vivente nel cuor d'Italia, debole per soldati, forte per coscienza osava resistere alla ferrea sua volontà e ne sentiva in cuore profonda ambascia, e tutti i modi andava escogitando per vincerlo. Però le guerre improvvisamente scoppiate fra la Prussia e la Francia e la successiva partenza di Napoleone da Parigi all'attuazione degl'imperiali progetti, alla minacciata distruzione del pontificio governo fecero ostacolo momentaneo. E quando la sorte gli arrise su i campi di battaglia i passati desiderì ridestandosi in lui, tornava alle antiche domande: in Berlino all’apostolico nunzio presso la corte di Dresda ordinava di scrivere, che se non accudiva il papa alla federazione, accordandogli un assegnamento, lo avrebbe detronizzato. Comandava quindi a monsignor Arezzo di abbandonar la capitale della Sassonia perchè credevasi che mantenesse relazioni segrete con l'imperatore delle Russie: lo diceva in Milano il principe Eugenio: lo ripeteva in Roma l'ambasciatore Alquier, lo scrivea da Parigi il ministro degli affari esteri lo confermava Caprara. Ad onta però delle molte e gravi insistenze, irre-