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182 VITA DI PIO VII

altro capo riconoscere non dovevano che lui: che dovevano dipendere dai suoi ordini ed in sua assenza dal comandante della piazza: al prelato governatore imponevasi di rendere esattamente ad esso quel conto istesso, che solevasi rendere a Roma, di non entrare in dettagli di polizia e di amministrazione, senza prendere gli ordini dal comando di piazza. Il generale Lemarois, che comandava le divisioni stanziate in Ancona, abusando anch'egli della pontificia condiscendenza, che avea permesso ai suoi soldati guardare il littorale, arrogavasi il pieno dominio su quella milizia, la univa alle truppe francesi poste sotto i suoi ordini, distinguendola col nome di truppa papale al servizio di sua maestà l'imperatore dei francesi e re d'Italia. Ne a questo tenendosi pago, ordinava al Marconi e ad altri appaltatori del macinato nelle provincie di Urbino e Ancona di versare in sua mano il ritratto delle camerali imposizioni. Questi fatti richiamarono l’attenzione governativa, che ne fece reclamo edebbe verbale risposta, sarebbesi sospeso ogni atto ostile finchè giungessero nuovi ordini da Parigi: asserivasi, soltanto all'arbitrio degli ufficiali subalterni doversi ascrivere l’amalgama delle truppe papaline alle francesi, che vennero separate. Tali intanto furono le incertezze, in cui versavano i sudditi pontifici, che oramai era sù i giornali francesi che Roma e le provincie dovevano attingere le notizie, riguardanti tanto da vicino il suo sovrano, i suoi sudditi e i suoi più cari interessi. I giornali lombardo veneti, ove a nome dell’imperatore stavasi vice re il principe Eugenio, dicevano, che i soldati di Francia occupavano castel sant'Angelo: così l’annuncio precedeva un fatto arbitrario, che andava a verificarsi più tardi.

VIII. Alte cagioni di disgusto contristavano il cuore di Pio. Il ministro delle relazioni estere del regno d'Italia Marescalchi d'ordine di sua maestà lamentavasi delle querele alzate dalla corte di Roma sul proposito della legislazione napoleonica: dicevasi intercettata una corrispondenza clandestina del cardinale Antonelli con varî ecclesiastici appartenenti al regno d’Italia: aggiungevasi aver gli ordini del porporato sparso per ogni dove semi s'insubbordinazione