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LIBRO IV 181

Avea questi con molta lode sostenuto l'ufficio di vice legato in Avignone, e la nunziatura apostolica in Ispagna e contava settantaquattro anni di vita quando gli eventi lo trascinarono nel vortice degli affari.

VIN. Offeso il papa dalla infeudazione di Benevento e di Pontecorvo, dalla occupazione di Ancona e di Civitavecchia, impoverito l’erario dalle continue spese per sostenere le guarnigioni e gli ospedali delle milizie di Francia, contrariato nei suoi amorevoli divisamenti, cessò dal mandare le sue istruzioni al cardinal legato a latere, volendo che gli affari della santa sede fossero in Roma direttamente trattati. Due rispettabili e dotti prelati, Mazio e Sala, che in Parigi fiancheggiavano il cardinal Caprara e lo sostenevano col loro consiglio, devoti ed affezionati com'erano al pontefice, avvisavano a tutti i mezzi, adoperavansi come meglio potevano perchè al cuore del papa fossero risparmiate amarezze. Parigi che avea ammirato l'austerità del loro carattere e la loro provata capacità, li vide partire dalla capitale dell'impero, sostituiti da monsignor Lazzarini e dall'abate De Rossi. Intanto diceasi in Roma, attonita per la rinuncia emessa da Consalvi, che l'ambasciatore francese sdegnava trattare col nuovo segretario di-stato Casoni: e per vero, malgrado gli usi diplomatici, si seppe che il cardinal Fesch direttamente si volse al papa con una lettera e che direttamente l'ambasciatore d’Alquier la presentava a Pio VII. Annunciavasi con essa che compiacevasi l'imperatore di riguardare, siccome il più bello dei privilegi annessi alla sua corona, quello di protegger la chiesa. Quindi tornava a domandare che tutti i porti dello stato pontificio fossero chiusi agl'inglesi se in guerra con Francia: che le nostre fortezze dovessero dalle milizie francesi presidiarsi ogni qualvolta fosse minacciato uno sbarco in qualsiasi punto d'Italia. Cortesi erano le risposte del papa all'ambasciatore, ma negative. Nuovi fatti conseguivano e più stringenti: le truppe francesi coprivano lo stato pontificio: gli ufficiali maggiori cominciavano ad esercitare una autorità estesa anche alle cose meramente civili. Duhesme generale in Civitavecchia ai magistrati ordinava, che da ora innanzi: