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180 VITA DI PIO VII

della città emise proteste di lesa giustizia, di violata neutralità: ne spedì avviso al sovrano, che con nota ministeriale avanzò reclami all'ambasciatore francese. Per mostrare alle potenze straniere, che ciò operavasi senza il di lui consenso, partecipava ai nunzi residenti presso le corti cattoliche la nuova ingiuria. E poichè le dighe che arrestavano il torrente erano già spezzate, severe disposizioni a danno dell'apostolica sede si adottavano in Parigi. Chiedea la nuova corte di Napoli all'imperatore il possesso di Benevento e di Pontecorvo: lungi questi dall'accordarglielo, conferiva il titolo di duca di Benevento al signore di Talleyrand gran ciamberlano e ministro degli affari esteri, e quello di principe di Pontecorvo a Bernadotte maresciallo di Francia. Prima che ne giungesse in Roma la officiale notizia erasi letto con meraviglia l'imperiale decreto nel monitore: e quando il giorno sedici giugno venne officialmente partecipata a Pio VII, si aggiunse avere questa disposizione ben poca importanza in vista delle scarse rendite di quei dominî, della difficoltà di bene amministrarli, perchè lontani dalla capitale, delle questioni e delle discordie insorte e che potevano rinnovarsi frà la corte di Roma e quella delle due Sicilie. Scrisse il santo padre a Napoleone lettera commovente ed affettuosa, con la quale esprimeagli il dolore nel vedersi senza ragione alcuna, anzi senza alcuna prevenzione spogliato dei propri stati: come la lettera del pontefice potea dirsi piena di rassegnazione e di dolcezza, così energica e coraggiosa era la nota del segretario di stato. L'una e l'altra non produssero effetto. I ministri dell'imperatore rispondevano con nuove querele: l'ambasciatore francese le partecipava alla corte romana. Per rimovere ogni occasione di sdegno, dimettevasi il cardinal Consalvi dal posto di segretario di stato: l’accettava Pio VII. Questi, che era sempre al fianco del santo padre, che sosteneva le redini dello stato, come vide che la sua presenza, lungi dall'esser utile alla santa sede, diveniva dannosa, non dubitò dividersi dal mansuetissimo principe. Sostituivalo nel grave incarico il cardinal Casoni, che entrava in possesso della sua carica il dì dieciasette giugno 1806.