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172 VITA DI PIO VII

sede ela Francia avea aperto l’animo suo alla speranza d'esser preservato da così amaro disgusto. Vivissima, aggiungeva il pontefice, è la nostra afflizione e per rispetto alla presente invasione diremo alla maestà vostra che quanto noi a noi stessi dobbiamo e gli obblighi da noi contratti coi nostri sudditi ci sforzano a domandare lo sgombramento di Ancona, e a dichiarare che ove venisse rifiutato noi non vedremmo come potrebbe conciliarsi la continuazione delle nostre relazioni col ministro di vostra maestà in Roma, essendo queste in opposizione col trattamento da noi ricevuto in Ancona. Conchiudeva il papa tutto dipendere dalla volontà imperiale, e perciò sicuro che vorrebbesi liberarlo dal peso di tante amarezze. Questa lettera giungeva a Napoleone nel momento in cui battuti gli austriaci e i russi, stavasi egli alle porte di Vienna. Le risposte spedite a Pio VII dopo la vittoria di Austerlitz, e il trattato di pace sottoscritto a Presburgo il ventisette decembre vennero ad offrire nuovi argomenti di affanno ad un animo abbastanza addolorato dai mali presenti e da quelli maggiori, che potevansi prevedere.

II. Sul cominciare del 1806 da Monaco in Baviera rispondeva Napoleone a Pio VII. Causa della occupazione di Ancona asseriva il cattivo ordinamento militare adottato dalla santa sede ed altre ragioni; intanto per certe parole lasciavasi vedere diffidente del segretario di stato Consalvi. E mentre cosi adoperavasi direttamente, per mezzo del cardinal Fesch avvisava aver fermo in cuor suo doversi Roma ottemperare all’assoluta sua volontà, eseguire gl’intimi suoi voleri, riguardarlo qual Carlo magno nelle cose spettanti alla chiesa: oveciò non volesse eseguirsi minacciava avrebbe sconvolti gli attuali sistemi, separato lo spirituale dal temporale, inviato un senatore per governare in suo nome, lasciando il papa vescovo di Roma. I modi minaccevoli scossero la tranquilla natura di Pio, che chiamato a se il cardinal Fesch dolcemente faceasi a favellargli, ne pago a ciò solo, scrivea il dì ventinove gennaro lunghissima lettera a Napoleone, con la quale prendeva a difendere validamente la santa sede e con l'affabilità sua connaturale studiavasi di raddolcire l'a-