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166 VITA DI PIO VII

cidî avvenuti sospettavansi rei i francesi: sapere, che molti senza essere autorizzati assumevano le coccarde tricolore per fomentare gli odî con atti riprovevoli, ricordava aver egli domandato al governo papale che si procedesse contro costoro: mostrava di credere aver Consalvi trattato con leggerezza un affare di tanto rilievo, conchiudeva dicendo che se Roma non era teatro degli orrori altre volte commessi solo, doveasi alla protezione dei santi apostoli Pietro e Paolo e alle preghiere del santo pontefice. Questa lettera confidenziale inasprì maggiormente l'animo del Consalvi: niun ambasciatore di potenze straniere presso la santa sede essendo sorto mediatore frà loro, rispondea ufficialmente ben diversi i tempi di Balville e Duphot dai presenti: aver egli applaudito alla domanda fatta d’ingiungere ai sudditi del papa di deporrela coccarda: esser però difficile alla forza armata destinguere dai veri francesi e da quei molti che erano debitamente autorizzati a portarla, gl'individui che l' usavano di loro arbitrio a perfido scopo. Promettea infine avrebbe il governo tentate tutte le misure per avere in mano i colpevoli. E ciò in quanto alla nota ufficiale: per quello che riguardava la lettera di confidenza d’ordine del santo padre rispondeagli emergere da essa chiara l'accusa d'avere il cardinale mancato ai doveri della sua carica, ne per vero potea significar altro quel dire non esservi altra speranza di sicurezza, che nella protezione degli apostoli san Pietro, e san Paolo e nelle preghiere del santo padre. Determinato però Consalvi a persuadere e convincere Fesch conchiudeva: apprezzo troppo il mio sovrano e la mia patria per non vedere che secondo la opinione vostra io non sono più utile nella mia carica al buon servigio del sovrano e dello stato. Con quella franchezza che procede dal testimonio della coscienza, spedisco a Parigi un corriere, volgendomi immediatamente al governo francese e se conoscerò ch’esso opina di me come il suo rappresentante, darò la mia dimissione. Inviava infatti lunga lettera a Tallyerand, in cui con ragioni possenti, faceasi a sostenere il suo operato, la sua costante affezione ai francesi, mostrando ingiusta la condotta a suo riguardo dell’inviato di