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nuovo testamento; tre grandi tappeti bellissimi per disegno, per vaghezza e varietà di tinte: due candelabri che andarono a decorare la biblioteca vaticana e vari oggetti di porcellana per uso del santo padre, che in ricambio inviava all'imperatore un sorprendente cameo rappresentante la continenza di Scipione ed altri oggetti di sommo valore per la materia e per l’arte.

XIV. Mentre però in Roma godevasi pel ritorno del supremo gerarca nuovi cambiamenti subivano diverse parti dell'Italia superiore. Era nel corso delle umane cose che ristabilita in Francia la monarchia, subissero un egual sorte l’italiane repubbliche. Melzi che erasi recato a Parigi per la festività della incoronazione con la consulta di stato e i deputati dei varî dicasteri, conosciuti chiaramente i desiderî del nuevo sire, fattosi innanzi al trono del vincitore di Marengo, aveagli detto, esser Bonaparte fondatore della repubblica italiana: doverne egli essere re: stabili vasi che la corona di Francia e d’Italia ambe posassero sulla sua fronte: dopo la sua morte fossero separate per sempre: eragli intanto data facoltà di crearsi un successore fra ì figli o legittimi o adottivi, escluse le donne. Trovavasi ancora Pio VII a Parigi, quando Napoleone, pregato a recarsi a Milano per cingere la fronte della corona di ferro, rispondeva di accogliere i voti del popolo portatigli da Melzi, dalla consulta di stato, desiderare il momento di trasmettere la corona al più giovane dei suvi figli. Melzi giurò obbedienza, la giurarono i deputati. Napoleone andò, come vedemmo, a Milano. Doveansi da noi queste cose ricordare per intelligenza di quelle che andremo narrando. Alla capitale dell'Insubria sospettosi ed incerti erano volti gli sguardi di tutta l'Europa. La corona dei re longobardi serbata in Monza il ventisei maggio, alla presenza del cardinal Caprara legato a latere, passò sulla testa di Napoleone. Spedivano i sovrani ambasciatori per onorarlo; Pio VII limitavasi al fargli dire come le cose le quali a Napoleone erano di gloria, riuscivano a lui giocondissime. Tali erano le italiche condizioni quando giunse in Roma lettera del cardinal Caprara, con la quale da parte dell'im-