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154 VITA DI PIO VII

to un cielo, dopo larghe pioggie tornato sereno, erano travolti dalla corrente, che ingrossavasi a colpo d'occhio. Si ebbero in questa escrescenza, che superò di circa cinque palmi quella terribile del 1768, a deplorare anche vittime umane. Era spettacolo miserando a vedersi le contrade, le piazze di Roma allagate dal minaccioso irrompere delle acque, che dopo essersi distese per i prati, le vigne e gli orti che forniscono la città dei loro prodotti, si allagavano, rendevano impraticabili la porta angelica, la flaminia, la portuense. Tutta intera la piazza agonale, quella di sant'Apollinare, di sant'Agostino, di sant’Eustachio erano sotto acqua: stavano per oltre dodici palmi sott'acqua le vie basse del ghetto, così che le merci chiuse in quei fondachi vennero guaste dal limaccioso sedimento delle arene travolte dal fiume: che penetrò in borgo pio, allagò l'ospedale di santo spirito: gl'infermi dalle corsie vennero in fretta traslocati nel palagio del prelato commendatore. Misurate le acqueraccolte nel centro della piazza del panteon segnavano desse la profondità di due canne. Grande fu lo spavento della città, grandissima la energia mostrata dal governo, mirabile la carità spiegata dagli abitanti. Su piccoli battelli correvano a portar soccorsi alle case occupate dalle acque e principi romani, e cittadini, ed ecclesiastici: distinguevansi su tutti il giovane principe Aldobrandini. Il cardinal segretario di stato, non contento di aver adottate energiche misure per alleviare i danni cagionati dalle acque, salì su fragile battello, e portò egli stesso soccorsi in danaro e provigioni di pane agli abitanti della contrada dell'orso, compensato abbastanza dalle benedizioni del popolo, che sulla via libera dalle acque, e sulle fenestre stavasi ammirando questo atto generoso di umanità. Sul declinare del due febraro, memorando ai romani pel terremoto avvenuto nel 1703, s'intese da un punto all’altro della città un grido di gioia. Eransi veduti i primi sintomi di decremento segnato dal tevere, che nel corso della notte rientrò nel suo alveo, lasciando nelle vie e nelle piazze un fango denso e malsano, che disparve per le misure di provvidenza prontamente adottate. Al cuo-