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LIBRO III 147

Approssimavasi allora il santo padre a Napoleone e a Giuseppina, che accompagnati dal grande elemosiniere, dal primo cardinale arcivescovo e dal vescovo più anziano di Francia, inginocchiavansi innanzi all’altare. « Promettete, aggiungea il papa, di proteggere le vedove e gli orfani, di distruggere l infedeltà? Con ferma voce prometto rispondeva: Napoleone. Sparse allora il sommo sacerdote dei santi crismi la fronte e le mani d’ambedue gli eletti, pregò brevemente, e tutti gli abitanti della Senna, che erano presenti notarono che grosse lacrime irrigavano le guacie del santo padre in quell'istante memorando e solenne. Voltosi quindi all’eletto disse con voce energica « lo scettro del vostro impero è uno scettro di equità e di giustizia. » Incominciava quindi la messa, accompagnata dalla musica imperiale composta da Paesiello, che avea oltre a cinquecento esecutori, durante la quale le corone imperiali furono benedette e benedetta la spada, il manto, gli anelli. AI cenno dei prefetti delle ceremonie scesero dal piccolo trono che sorgea presso l’altare, approssimaronsi al pontefice, che recitando analoga prece ad une ad uno consegnava ad esso tutti gli emblemi della dignità imperiale. Stese allora Napoleone la destra, e presa la corona, ch'era deposta sopra l'altare, se ne cinse da se stesso la fronte: approssimandosi quindi all’imperatrice la coronò di sua mano. Accompagnati dal sommo pontefice andarono gli eletti ad assidersi nel vasto e splendidissimo trono che era collocato alla metà del tempio frà la porta maggiore e l'altare. Intuonò il papa la preghiera. In hoc imperii solio etc. abbracciando quindi l’imperatore si volse al popolo ed esclamò « Vivat imperator in aeternum » Accompagnato dal gran maestro delle ceremonie, preceduto dagli araldi d'arme tornò Pio VII all'altare, proseguì la messa solenne : il grande elemosiniere, dopo letti gli evangeli, ricevè dal diacono il messale, che fu baciato dai sovrani dei francesi. Pretendono alcuni che durante la consacrazione l’imperatore emettesse frequenti sbadigli, quasi segno di noja ed impazienza; lo dissero altri effetto o di stanchezza o d'indisposizione di salute. Celebrato il sacrificio incruento le volte del vasto