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138 VITA DI PIO VII

pontificia. Complimentato e seguìto a nome della regina reggente d’Etruria dal senatore Salvetti varcò il fiume, entrò in Radicofani accolto dal principe Corsini maggiordomo di sua maestà, da Giuseppe Morozzo nunzio apostolico a quella corte e dai vescovi di Chiusi e Saona. Proseguendo il viaggio era ricevuto in san Quirico nel palagio dei Zondadari, ove onorava di una sua visita il cardinal Fesch sorpreso da un mal di gola. Giunto in Siena visitava la cattedrale, accompagnato dall'arcivescovo, dai vescovi circonvicini, dal senatore Serganti, da vari ciamberlani e dai nobili senesi: ricevuto nel palagio reale dal conte Selvatico venuto anch'esso appositamente da Firenze per presentargli l'omaggio di filiale rispetto della regina reggente, proseguì il dì seguente il viaggio alla volta di Firenze. Giunse sul far delle tre pomeridiane alla real villa di san Casciano, ove la regina, circondata dalle sue dame, onorevolmente lo accolse. Arrivato sul declinare del giorno alla distanza di un miglio da Firenze rivide il conte Selvatico che con gli equipaggi di corte lo attendea per condurlo alla capitale. Visitando la metropolitana era ricevuto dal dotto arcivescovo Antonio Martini, che vestito in pluviale e accompagnato da sei vescovi in dalmatica tenenti le aste del baldacchino gli fecero ossequiosa accoglienza. Erano le due della sera quando onorevolmente accolto dalla regina Maria Luisa di Borbone, ritiravasi nel magnifico appartamento a lui preparato. Si eresse una cappella nella sala detta degli stucchi, ove conferì il sacro crisma al fanciullo Carlo Ludovico re di Etruria, ch'ebbe patrino il cardinale Antonelli. Era Livorno in quei giorni oppressa da orribile contagio: speravano gli agenti inglesi giovarsi di questa circostanza per proporre di rimanere in Firenze: speravano che i cordoni sanitari che dovevano stabilirsi, avrebbero arrestato il suo viaggio e contrariati i disegni dell’imperatore. Lo comprese Pio VII e nella sua lealtà disprezzava il consiglio. Lasciò Firenze e per la via che da Pistoia mette a Modena proseguiva il viaggio. In quella città di Toscana fu gratamente sorpreso nel veder la regina che vi si trasferiva per onorare il vicario di Gesù Cristo e rinnovare a viva voce gli