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LIBRO III 137

del dì due decembre quando Pio VII uscito dal palazzo del quirinale recavasi nella basilica vaticana per celebrare il sacrificio incruento nell'altare papale: pregò quindi innanzi alla tomba del principe degli apostoli. Complimentato dal cardinale duca di Yorck, dall'arciduchessa Marianna d'Austria, accompagnato sino alla porta della basilica dal segretario di stato, accoglieva nella sua carrozza i porporati Antonelli e Borgia, e per la porta Angelica usciva da Roma. Il sacro tempio, la piazza del vaticano, le strade erano affollate di popolo, e di popolo desideroso di salutare l’augusto viaggiatore era fiancheggiato il ponte milvio e la via flaminia. Benediceva il venerando pontefice ai suoi sudditi, che auguravangli prosperoso viaggio, mediato ritorno. Intanto nei paesi di Francia, peri quali dovea transitare Pio VII e in Parigi disponevansi le più dignitose accoglienze. L' arcivescovo cardinal De Belloy emanò lettera pastorale per annunciare alla capitale della Francia l’arrivo del supremo gerarca di santa chiesa: si prepararono gli appartamenti per il papa e per il suo seguito, si diedero disposizioni perchè, appena avesse egli posto piede nelle terre dell'impero, fosse ovunque in onorevole modo festeggiato ed accolto. Il cardinale Cambacères accompagnato dal senatore d’Abonville e dal ceremoniere Salmatoris, d'ordine di Napoleone, movea da Parigi per officiare Pio VII a nome del signor della Francia; attendevano essi in Torino. Transitando per i suoi stati era circondato dalla sua guardia nobile, incontrato dai vescovi, festeggiato dal popolo che accorrea sulle strade per salutarlo. Passando per Monteresi giunse la sera in Viterbo: dopo aver celebrato il dì quattro la messa nel monistero di santa Rosa, mosse per Montefiascone ove attendevalo il cardinal De Maury, ch'ebbe con lui lungo colloquio. Dicesi aver quel porporato fatta preghiera al papa di celebrare il sacrificio incruento nella chiesa dei carmelitani in Parigi, ove tanti ecclesiastici avevano perduta la vita durante l’epoca del terrore. Sul fiume Paglia, che segna i confini dei due stati, i dragoni toscani rilevarono la scorta