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132 VITA DI PIO VII

scienze e nelle lettere quelli che erano destinati alla Russia. Più felici riuscirono le trattative della corte siciliana. Il padre Angelini venuto in Italia per fondarvi un ospizio polacco, s'intese invitato dai reali di Napoli a condursi colà. Propose egli ristabilirvi la compagnia: Ferdinando IV la volle, la protesse Carolina costantemente, ad onta della contrarietà manifesta del potente ministro Acton, e della opposizione della corte di Spagna. Fluttuava incerto l’animo del pontefice, ma inteso dal re che sperava per questo mezzo riformati i costumi della gioventù del suo regno, paternamente secondava la domanda e con un breve segnato il giorno trenta luglio 1804 decretava che come per condiscendere alle petizioni di Paolo I ristabilita avea sino dal 1804 la compagnia di Gesù nell'impero russo, così a preghiera di Ferdinando re delle due Sicilie, in vista delle circostanze dei tempi presenti restituiva a quel regno la compagnia di Gesù per informare ai buoni costumi la gioventù, per istruirla nelle sane dottrine.

II. Approssimavasi l'ora, in cui alla grandezza di Bonaparte non potea più bastare il dominio supremo di Francia. Su i campi di Marengo avea egli presa a vagheggiare la corona di Carlo magno e di Clodoveo: l'eccitamento del senato glie ne appianava la via: le repubbliche più celebri nella storia dei popoli, dicea sommessamente ai suoi piedi Neufchàteau, o si concentrarono sull'erta dei monti o si racchiusero dentro le mura di una città: all'aumentarsi delle provincie, inclinarono alle tirannidi che divennero insopportabili perchè esercitate a nome di libertà: accettasse per bene della Francia insegne, titolo e autorità imperiale. Cui rispondea il console: averlo la nazione rivestito d'alti poteri: volerne per gratitudine assicurare il vantaggio: accettare questa novella prova di devozione per assidersi su di un soglio innalzato dalla volontà della nazione, assicurato dalle vittorie di quindici anni. Io spero conchiudeva, sottoponendo alla sanzione la legge della eredità, che la Francia non dovrà mai pentirsi dell'avere amata la mia famiglia. Il giorno dieciotto maggio 1804 un senato consulto decretavagli l'altissimo titolo e le prerogative imperiali ren-