Pagina:Storia della vita e del pontificato di Pio VII.pdf/141


LIBRO II 121

frutto: pregava finalmente il pontefice e non vorrete, diceagli, chiamar voi nostro ospite, nostro figlio, nostro concittadino, sopra di noi i risentimenti del primo console. Non cedeva ancora Canova alle parole del mansuetissimo Pio, che quella sua natura dolce insieme e severa faceagli pensare, che il genio, l'entusiasmo dell’arte lo avrebbero abbandonato, perchè il cuore, che impone alla mano era freddo. Vinto alla fine l'artista dal peso delle ragioni addotte da Pio VII, oppresso dai buoni ufficî dell’ambasciatore dei francesi in Roma, cedè all'istanze e si dispose al viaggio. Provarono i fatti, che non era il Canova di Rezzonico e di Ganganelli il Canova di Bonaparte1.

XIX. Gravi affari richiamavano |’ attenzione del papa. Bonaparte in Lione convocate le deputazioni di Venezia, di Milano, di Modena; di Novara, di Bologna e di altre città prendea la suprema direzione della repubblica che, ingrandita di speranze, non più di cisalpina, ma assumeva il nome d'italiana. Erano meglio di quattrocento cinquanta gl’individui che o il timore a la speranza o l'ambizione o la forza spinse in quel paese di Francia2. Si vollero gli affari

  1. Il ministro di Francia in Roma bea sapea, che il rifiuto di Canova era una sfida gettata al primo console. Eglì veniva a dirgli. Voi siete l'arbitro della Francia, voi date la legge all’Italia; il mio solo genio non sente la forza del vostro impero: libero è il mio scalpello. Lo vide, e assunse l’impegno di vincere la virtuosa ostinazione del Fidia dei nostri tempi. Altra ragione segreta era nel cuore di Cacault. Egli sapea, ma l’ignorava Canova, come molti anni indietro Pietro Cocault fratello dell’ambasciatore erasi condotto in Roma per apprendervi la pittura, e vi si era trovato in uno stato di profonda miseria. Lo scultore di Possagno, l’uomo i cui pregi della mente eguagliavano quelli del cuore lo avea generosamente assistito, nudrito. Vincere l'ostinazione dell'artista, ostinazione che poteva riuscir dannosa era un giovare all’antico benefattore di suo fratello. Lo fece: l’esito coronò il desiderio di tutta Roma.
  2. Ricorderemo i nomi dei più cospicui. Visconti arcivescovo di Milano, Castiglioni, Montecuccoli, Oppizzoni, Rangoni, Melzi, che divenne vice presidente, Paradisi, Caprara, Serbelloni, Giovio, Pallavicini, Moscati, Gambara, Lecchi, Borro