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116 VITA DI PIO VII

simi beneficî. Per queste ragioni, aggiungevasi, sperare il papa che i sovrani, i quali avevano veduto con gioia ristabilita in quel vasto paese la religione cattolica, vorrebbero approvare la risoluzione in cui era la santa sede di accordare alla chiesa di Francia varî cappelli cardinalizi1. Il gabinetto austriaco dichiarava che, ad onta del vivo desiderio, da cui l’imperatore era animato, di concorrere a tutto quello che potea riuscir gradevole al santo padre, e consolidare le attuali relazioni fra la corte romana e il primo console della repubblica francese, non potea sua maestà consentire al differimento degli esercizi dei suoi diritti alla promozione di uso e che avrebbe senza indugio indicato il prelato su cui dovea cadere la scelta: rispondeva la Spagna superbamente e senza occuparsi del desiderio di Francia, mostrandosi straniera a qualunque altro interesse, dicea: il re cattolico non ancora determinato alla nomina di sua competenza. Il principe reggente del Portogallo nella sua nota, rispettosissimo al papa, ligio interamente alla volontà del primo console, dichiaravasi desideroso di comprovare al santo padre la sua affettuosa deferenza e disposto a cooperare in tutto quello che potea tornare accetto al primo console2. Leggo che il gabinetto di Francia rese grazie al principe reggente del Portogallo: non fece caso del silenzio tenuto dalla corte spagnola, inviò rimostranza a Vienna che ritrattava più tardi il tenore della prima sua nota3. Così per la coraggiosa

  1. Quattro potenze cattoliche hanno cardinali di loro nomina. Gl'imperatori di Germania, i re di Spagna, di Portogallo e la Francia. Un tempo l'ebbero i re d'Ungheria e di Polonia.
  2. La risposta data dall’Austria era sottoscritta dal vice cancelliere di corte e di stato Luigi conte Cobenzt : quella della Spagna dal primo segretario di stato D. Pietro di Cevallos, quella di Portogallo dal ministro degli affari esteri commendatore d’Almeida.
  3. Il biglietto officiale con il quale fu corretto quanto erasi fatto nella prima nota inviata dal gabinetto austriaco al nunzio apostolico era concepito nei seguenti termini: «Il vice cancelliere di corte e di stato prega monsignor nunzio a volere ri