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LIBRO II 97

dinale Antonelli penitenziere maggiore in abiti pontificali attendea il carro mortuario alla Storta: celebrò messa innanzi al feretro guardato dalle milizie, che rendevano servizio di onore: fecevi l'assoluzione di rito: mosse verso la capitale. Uscivano i cittadini sulla via Flaminia per incontrare il corteggio che nel palazzo del duca di Bracciano, poco distante dalla porta del Popolo, fece sosta la notte. Il fragore dei cannoni destò sul far dell'alba il diecisette febraro i romani che trassero in folla lungo la strada, anziosi di salutare le ceneri di un papa, che avea tanto operato a bene della religione e di Roma. Brillò vivissimo il sole: per le vie della città era movimento di popolo straordinario: la piazza vedeasi occupata da truppe in armi: ad aggiunger decoro alla funzione religiosa gli atri dei grandi palazzi, le fenestre, i tetti rigurgitavano di spettatori. Alle nove del mattino muovea da Roma la guardia nobile e la guardia svizzera per collocarsi intorno al feretro: il senatore D. Abondio Rezzonico, i conservatori della città uscivano dalle porte per onorarne l’arrivo. Al primo colpo tratto da castel sant'Angelo e proseguito senza interruzione di tre in tre minuti, tutte le chiese di Roma suonarono a morto. Quando il feretro riccamente adornato1 entrò in città videsi cosa che intenerì tutti i cuori: circa duecento persone affezionate al pontefice, che lo precedevano ed altre duecento che seguivano il letto funebre, aventi in mano una torcia accesa. Il corteggio era

  1. Il letto funereo, salto quindici palmi e largo dodici, era coperto di damasco violaceo con frange d’oro ; di stoffa d’oro era lo strato mortuario ornato di velluto nero, che avea ai quattro angoli le armi gentilizie di Pio VI. Eravi scritto PIVS PP. VI P. M. Nel mezzo del feretro stava un cuscino a lamine d’oro su cui posava il triregno, che maestosamente coronava la sommità del funebre carro.
    Giucci. Vita di Pio VII