Pagina:Storia della rivoluzione piemontese del 1821 (Santarosa).djvu/56

36
 
 


Quanti di patrio amore palpitavano, quanti a quella crudele inazione, nell’istante in cui stava per decidersi la vitale questione di libertà interna, d’indipendenza del paese, fremevano, tutti si riconobbero, s’intesero. Giammai la santità del giuramento fu meno necessaria a rassodare il patto dei cospiranti.

Eranvi tuttavia due sorta di liberali, i quali si astenevano dal prender parte alla federazione; e primi coloro che credevano nel giuramento del soldato un ostacolo al dovere imperscrittibile di cittadino e chiudean gli occhi per non iscorgere che l’onore del principe e la dignità di sua corona, reclamavano dall’armata una straordinaria risoluzione. Vi sono circostanze uniche, le quali non potrebbero esser naturalmente comprese se non che ad una certa distanza di tempo, cui l’uomo talvolta deve trascorrere colla potenza del genio o coll’anima inspirata al santo affetto di patria. Un bivio stava dinanzi alla casa di Savoia: gloria immortale, ampliato dominio da una parte, l’indiretto servaggio dell’Austria, da cui non avrebbe più avuto mezzo di rilevarsi, dall’altra: e già acquistavamo la dolorosa certezza che la corte di Torino ingannata o atterrita lasciavasi andare a questo ultimo partito; dal che era nostro dovere rattenerla e suo malgrado salvarla. Fedeltà maggiore dell’ordinaria, sacrifizio di un onore feudale al vero onore!

Gli altri liberali adducevano che se l’onore e i doveri verso la patria autorizzavano l’impresa, la ragione sconsigliavala, perchè temeraria, e perchè non offriva speranza alcuna di successo.