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sarebbe difficile purgarla da qualche difetto di redazione e farne sparire diverse minute disposizioni poco nell’insieme armonizzanti. Adottandola, Napoli avrebbe conseguito incalcolabile vantaggio, di evitare le sanguinose e fraterne gare colla Sicilia, scandalo d’Europa, dolore italiano. Avrebbe fors’anco, sottoponendosi ad egual sistema costituzionale, acquistato una ragione di più per operare sull’appoggio d’Inghilterra e di Francia; vantaggio di tanto momento che non si sa come vi abbiano così di leggieri potuto rinunziare, a meno che non si tenti spiegarlo con una specie di terrore dell’aristocrazia, sparso in Italia da scritti e discorsi dei liberali francesi. Vano timore nel nostro paese! Era e dev’esser sospetta a’ Francesi la loro aristocrazia, la quale, memore di sua estesa possanza sotto gli antichi monarchi, lascia tuttodì travedere vaste mire ambiziose; aristocrazia che ha molte illustri sciagure a deplorare ed odiose reazioni a rimproverarsi, che forma colà un partito da incutere anche maggior timore per gli uomini di svegliato ingegno e di forte animo che conta fra il numero dei suoi. Ma nulla di tutto questo in Italia, ove la nobiltà non era salita in potere che, o per favore di principi, o per aura di popolo, alla cui causa ed alle idee liberali taluni di essa mostraronsi attaccati. Travolti senz’altro i nobili della prima specie nella caduta dell’assolutismo loro sostegno, era forse de’ secondi che aveano a temer gl’Italiani?

Se la costituzione prescelta da’ Napoletani non venne approvata da tutti i liberali di Piemonte, la