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cessaria, certo che fu in Piemonte all’epoca di cui scrivo. Legittima, perchè il Piemonte era retto da un governo assoluto, ove non erano che sudditi ciecamente sommessi al volere di un padrone1, ciò che agli occhi di tutti i pubblicisti costituisce un governo illegale2. Necessaria, perchè quel governo arbitrario in diritto, tale mostravasi pure col fatto, per confusione ed instabilità di leggi, abuso e facilità di derogarvi, perchè quel governo co’ suoi errori precipitava a rovina lo Stato. Ma disgraziatamente la mancanza in Piemonte di qualsiasi instituzione anche imperfetta, pel cui mezzo destare l’assonnato principe, dava ogni giorno maggiormente a temere che non si potesse introdurvi il sistema parlamentario, se non che coll’aiuto di una rivoluzione3, alla quale, per

  1. Si brama una definizione netta e precisa della natura della Monarchia piemontese? Eccola; e non ne sia sospetto l’autore. Un magistrato genovese presentava al cav. Di-Revel, conte di Pratolongo, governatore del Ducato, lo stesso che ora è luogotenente di S. M. a Torino, un negoziante di Genova distinto per integrità, per cognizioni e dottrina, rare doti che quella classe di uomini non ha il tempo di acquistare: or bene, agli encomii che compiacevasi farne il Magistrato, il cav. Di-Revel rispose: “Qui non v’è, o Signore, che un re che comanda, una nobiltà che lo circonda, una plebe che ubbidisce.” E credendo l’altro dover insistere sul bene che un uomo per virtù eminente, in qualunque condizione egli siasi, può fare alla patria, il governatore gli ripetè freddamente la stessa frase.
  2. Eccettuato però Hobbes in primo luogo, nemico di Dio e della libertà, Bonald o qualche altro scrittore francese de’ nostri giorni, dannosi alla Religione ed alla Chiesa, appunto perchè si studiano di accomunare la causa di queste a quella del dispotismo.
  3. Vi sono, in Piemonte, uomini in buona fede, che amano sinceramente il lor paese, e sanno come nella vita non vi sia sicurezza e decoro di bene, se non che all’ombra di liberali instituzioni; i quali però, non riuscendo ad unire assieme l’idea di rivoluzione e legitti-