Pagina:Storia della rivoluzione piemontese del 1821 (Santarosa).djvu/33

 
 
13


opinione; uomo in una parola che per le sue tendenze avrebbe appartenuto all’epoca in cui fiorirono Turgot, Malesherbes, ed il granduca Leopoldo, a fianco de’ quali l’avrebbe collocato il suo genio, se nato in una terra più confacente. Lo stato del Piemonte richiedeva una legislazione civile e criminale; l’istruzione pubblica, l’amministrazione comunale, gli stabilimenti di beneficenza, tutto insomma volea esser riordinato; ma a niuno miglioramento essenziale e stabile poteva dar mano il conte Balbo, se prima non assoggettavansi a moltissimi cangiamenti gli altri ministeri; imperocchè, non poteva ottenere i fondi che gli abbisognavano, se prima rifusa tutta l’amministrazione dello stato, non si avviava sopra un piano più semplice ed economico. Ostacoli frapponevansi a sue prime cure, ed ei non volle riconoscere la necessità di abatterli, o ritirarsi; credette possibile con poche ed effimere riforme appagar l’opinione, e farsi strada a maggiori benefizi, pensò eludere, scaltramente transigendo cogl’interessi e pregiudizii che gli si paravano innanzi, le più gravi difficoltà. Strano acciecamento in un uomo di tanto senno, che ne ammaestra come sia facile cadere in errori, anche in fatto di amministrazione, nello stato attuale della società, quando non si apprezzi l’opinione pubblica, e non se ne conosca l’andamento, per regolarlo, il progresso, per secondarlo, e perfino i capricci, per sanarli o prevenirli. E come poteva conoscersi l’opinion pubblica in Piemonte, ove non esisteva alcuna di quelle instituzioni che son atte a far pervenire al governo i voti del popolo? Discorrevasi assai liberamente, egli è