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nell’artiglieria, ma senza discernimento, incomplete quindi le parti più indispensabili del materiale, ed il personale per nulla adattato ai bisogni dell’armata ed alla politica posizione del paese.

E poco stante l’aspettativa degli eruditi militari venne ancora delusa, quando il marchese di San Marsano passò dalla guerra agli esteri; posto lasciato dal conte di Vallesa fra gli applausi del pubblico, commosso alla dignitosa fierezza con cui erasi ritirato dagli affari *. Il nuovo ministro della guerra, uomo onesto e di buonissime intenzioni, neglesse o alterò il più delle utili instituzioni del suo predecessore, attenendosi a massime del tutto opposte. Le riforme e le economie, che il marchese di San Marsano aveva intrapreso o progettato, non essendo attuate, ne seguì, che il Piemonte trovossi aggravatissimo di spese militari senz’avere un’armata; chè io stimo niun paese poter contare su di una armata vera, se non quello, in cui le truppe possono da un momento all’altro, e senza provare la menoma scossa, passare dallo stato di pace a quello di guerra.

Quando un avvenimento sembrò ridestare le speranze della nazione, il conte Balbo fu chiamato al ministero dell’interno1. Uomo dabbene, e versatissimo nelle teorie di economia politica, conosceva lo spirito del secolo ed i bisogni del paese, senza però calcolare, come lo si doveva, la forza della crescente


* Le cause per cui si decise il conte di Vallesa a dimettersi sono esposte nel 1° vol., pag. 109 della Storia del Piemonte dell’avv. Brofferio.
  1. Nell’agosto o settembre del 1819.