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vole altitudine in cui, mercè le vostre esimie maniere e prudente avvedutezza, andavan mantenendosi la città e tutto il genovese Ducato.

Deh! l’impeto malaugurato di brevi sì, ma disgustose vicende non avesse di poi intorbidato il corso delle a noi care occupazioni tranquille, e quel che è più, non ne avesse fatto piombare sul vostro bel nome tutta la immeritata amarezza! Ma forse il Cielo volea preparare fra noi l’esempio d’un estremo eroismo. Voi ce lo porgeste degno e tal quale appunto conveniva ad un eroe. La ragione, la grazia, l’umanità, l’obblio che nel ristabilito esercizio della vostra dignità sapeste anteporre all’istinto, all’opinione, al risentimento, al potere vi faranno sempre cercare da’ posteri nel glorioso catalogo di quei padri e condottieri dei popoli, che la fama immortale consegna, siccome esempi maravigliosi alla storia.

Noi incaricati dal Corpo Decurionale rappresentante una città, che pienamente conosce quanto vi debbe, non possiamo a meno di non venire ancora una volta a reiterarvi i candidi sentimenti di profonda venerazione e d’altissima riconoscenza che insieme a tutti i cittadini genovesi ci stringono alla vostra amabil Persona, anche dopo aver Voi dimesso il supremo governo, onde conservare una salute alla di cui preziosità non solo furono sacrificati i nostri voti, ma dovettero pur anco concedere i desiderii dello stesso Monarca.

La vostra modestia non vorrà intanto tenersi offesa dal vedere accompagnato questo atto di troppo debito uffizio da un tenue presente, che osiam consacrare alla memoria delle vostre virtù. Essendo esso disuguale del pari alle nostre brame che agli incomparabili meriti vostri, non abbiamo trovato altra via d’indurvi ad accoglierlo e ritenerlo, che quella di offrirvelo indivisibilmente congiunto ad un sovrano ornamento che non può non esservi