Pagina:Storia della rivoluzione piemontese del 1821 (Santarosa).djvu/165

 
 
145


giorno in cui nello Stato non vi sarà più alcuno al dissopra della legge, svaniranno per la società i pericoli nascosti: dessa riprenderà il suo incesso securo, solenne! Ma là ove regna la forza brutale non v’ha calma che di apparenza, e le passioni degli uomini bollenti diventano esca a fuochi sotterranei; quelle stesse passioni che in una società da sane leggi regolata darebbero ottimo frutto, sotto uno scettro di ferro o di piombo s’inaspriscono, si corrompono, si fanno terribili.

Forse sarebbe ancora in tempo il riparo, ma temo che gli uomini invaghiti del despotismo non ritengano ormai che troppo securo il lor trionfo. La facile vittoria riportata su Napoli e sul Piemonte li illude, li affascina, credono essersi trovati a fronte dell’Italia, e d’averla schiacciata. Stolti! Mai non vi furono, le cose da me narrate lo dimostrano: ed io lo doveva perchè niuno de’ miei connazionali avesse dagli avvenimenti del 1820 e 1821 a congetturare l’impotenza di una rivoluzione italiana.

SANTAROSA.
 
10