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addietro nella civiltà, o di progredire a quel grado di cosa che al genio loro è assegnato.

Muove a sdegno pensare come la felicità dell’Europa divenisse miserabile zimbello di pochi. Nel 1816 e 1817 sembrava le cose di ciascun paese si acconciassero per una pacifica instaurazione di governi rappresentativi; e l’imperatore Alessandro erasi dato ad iniziare una nuova era di sociale prosperità. Il suo nome, già congiunto alla caduta dell’abbagliante despotismo di Napoleone, stava per associarsi del pari allo ristabilimento ed al progresso della civiltà, per riempiere di sè il decimonono secolo; chè i benefizi politici meglio di qualunque clamorosa vittoria s’imprimono nel cuore dei popoli. Ma per quale perverso destino si ristette? Il re di Spagna volle anco una volta provarsi all’assolutismo, e calpestando d’un piè sicuro i suoi sudditi, barbaramente li puniva del trono serbatogli. Questa infamia scandalosa nella storia delle genti non avea a durar lungo tempo, ma abbastanza però a far nascere in altrui de’ malvagi progetti. Il ministero del re di Prussia, dimenticando a qual prezzo quell’eroico popolo avea dato suo sangue, si studiò fraudarne i desiderii. Quinci il dispetto, la esaltazione dei giovani, quinci gli errori che all’esaltazione tengon dietro in ogni Stato mal retto della società, e frattanto coloro che di ciò eran cagione, ne ritraevano scuse per indugiare l’adempimento di loro obbligazioni. Il gabinetto austriaco avea colto avidamente l’occasione di farsi giuoco delle speranze dell’Allemagna, e, stolto nemico d’ogni progresso sociale, avea concepito il disegno di