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resistere momentaneamente al nemico, e poscia su Genova per tentarvi un’ultima, disperata difesa; ma più tardi, veggendo che San Marsano e Lisio non erano coi loro sforzi pervenuti a ricondurre a Torino se non che deboli avanzi di cavalleria, informato anche che il colonnello Regis più non poteva tener fermo a Casale, in procinto di essere occupata da una colonna di Austriaci, mentre altra colonna minacciava Voghera, Santarosa vide ogni cosa senza riparo perduta.

Radunata la giunta1, annunziolle com’egli si disponesse a partir per Genova, onde organizzarvi possibilmente una estrema difesa, e la invitò a seguirvelo dicendo: «è là che ci chiamano i nostri doveri.» Ma nel tempo stesso il ministro della guerra era troppo franco per nasconderle tutta l’estensione de’ nostri disastri, e quindi la giunta non seppe risolversi a tal passo, e fu saggio consiglio, come in seguito ebbe a scorgersi dagli eventi.

La giunta prese invece il partito di rassegnare alle autorità municipali la cura del governo (Vedi Doc. Z), ed il ministro della guerra diè loro avviso nel tempo stesso che la cittadella sarebbe stata rimessa ad un battaglione di guardia nazionale. Una numerosa deputazione del corpo decurionale assistette all’ultima seduta della giunta, nella quale le misure atte a man-

  1. Il principe della Cisterna presenziò questa seduta di dolorosa ricordanza. Era appena arrivato da Genova col marchese Prierio. Avendo appreso come il governo costituzionale si sostenesse malgrado i pericoli e le calamità che lo circondavano, ritornarono addietro per consecrarsi a sua difesa: giunsero in un crudele momento, ma non ebbero a pentirsi di aver adempiuto al loro dovere.
SANTAROSA.
 
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