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dispersero per le campagne, solleciti la maggior parte di rifuggirsi alle loro case.
Il conte Lisio col suo pelotone di retroguardia avea tentato di arrestare il nemico, ma invano; chè circondato egli stesso non fece poco a cavarsegli di mano.
Il capitano Rollando, pervenuto a raccozzare uno squadrone dei dragoni del re, li ricondusse ancor una volta a brillante carica sul davanti del ponte della Sesia; ma tutti codesti sforzi d’individuale valore non valevano ormai ad impedire l’avanzarsi del nemico. Le campagne erano coperte di soldati dispersi. Indarno gli uffiziali si adoperarono nel rimanente della giornata a riordinarli; non appena si era ricomposto un distaccamento, che già come gli altri si sbandava.
Frattanto la comunicazione con Casale era rotta. Le truppe che ancora ordinate restavano, si diressero parte su Crescentino e parte su Chivasso per tentarvi il passaggio del Po.
Ed in tal modo ebbe fine quella funesta e miseranda giornata.
I prodi di qualunque paese, di qualunque partito non insulteranno al valore sventurato. Le truppe costituzionali di Alessandria non cedettero che al numero, e ad un concorso di deplorabili circostanze strano anche in tempi di Rivoluzione.»
Giunta a Torino nella sera dell’otto la notizia della disfatta, affrettossi il ministro della guerra ad ordinare la ritirata prima sopra Alessandria ove sperava