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zionali, le batterie fatte uscire da Novara fulminavano questi ultimi.
I momenti erano preziosi: si aveano sicuri avvisi che gli Austriaci aveano anche varcato il Ticino presso Vigevano e che s’incamminavano verso Casale; il colonnello Regis ordinò la ritirata1. Cominciata sull’alba del giorno e sotto il fuoco di un nemico tanto superiore, che già minacciava tagliare importantissime comunicazioni, questa ritirata diventava da un momento all’altro più difficile e perigliosa ad eseguirsi da truppe in gran parte scoraggiate e deserte d’ogni speranza.
La natura dei luoghi impediva alla cavalleria di prender parte all’azione, quindi fu adottato il partito di farla sfilar sul di dietro, ed a proteggere il movimento l’infanteria della divisione San Marsano prese posizione sul ponte dell’Agogna. Fu in quel punto medesimo che due sole compagnie di cannonieri di marina in sulla estrema sinistra respinsero vigorosamente un intero battaglione ch’era sortito da Novara, e voltolo in fuga, lo inseguirono sino alle fosse della città.
Appena la cavalleria fu piegata in colonna sulla gran strada di Vercelli, le truppe rimaste a difesa del ponte sull’Agogna cominciarono a ritirarsi in iscaloni. Il primo battaglione del reggimento Monferrato, la compagnia della legion reale leggera di
- ↑ Forse, malgrado la svantaggiosa posizione, era per noi più conveniente l’attaccare. A reggimenti che si trovano la prima volta in faccia al nemico, ordinando una ritirata, si abbatte lo spirito; un attacco ardito presentava minor danno, e forse qualche speranza di successo.