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disparve: le colonne austriache arrivavano alle porte di Novara.
Non era intenzione dei costituzionali assalire Novara, sibbene assediarla per torle ogni comunicazione da una parte collo straniero, e dall’altra coll’interno, ove col mezzo di numerosi agenti, il partito reazionario metteva continuamente inciampi alle misure di difesa per la patria che venivano adottate dal governo costituzionale; erano inoltre fatti certi che la maggior parte delle truppe del conte Della-Torre si rifiutava di venir alle mani co’ suoi compagni d’armi, e che anzi non vedea l’ora di unirsi a loro.
Nella notte del 7 all’8 la truppa costituzionale accampò in massa sulla riva dell’Agogna a due tiri di cannone dai bastioni di Novara.
Agli albori del giorno marciò innanzi, e mentre i posti avanzati del generale Della-Torre si ritiravano sotto le fortificazioni della città, l’avanguardia sboccava nel piano di Santa Marta; e già erano state date le disposizioni per occupare la Bicocca e S. Martino, quando ad un tratto venne dato avviso di cavalleria che sembrava inoltrarsi a destra e ordinarsi sulla strada di Robbio; non sì tosto una nuvola di cacciatori attaccò il fuoco; erano austriaci diretti da piemontesi contro i loro fratelli: i primi colpi erano partiti dall’armata di Novara, e le truppe costituzionali furono obbligate a rispondervi.
Alta, indescrivibile sorpresa arrecò la presenza dello straniero. I costituzionali aveano ognora considerato impossibile cosa che soldati piemontesi