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come parlamentario del conte Della-Torre espose che il generale *** nell’intento di addivenire ad un convegno che risparmiasse al paese la guerra civile, desiderava un abboccamento col colonnello Regis1 al quale oggetto lo avrebbe atteso sino alle ore 10 della sera al villaggio di Borgo-Vercelli. Chiese frattanto si sospendesse il movimento delle truppe costituzionali, e l’ottenne, perchè i capi di queste desideravano vivamente quanto altri un accomodamento che potesse ridondare a profitto della gloria ed indipendenza nazionale.
- ↑ In una risposta a questo ragguaglio si fa cenno di una lettera scritta dal generale Della-Torre al colonnello Regis, e rimessa a questo dal generale Bellotti, e si dice che essa lettera conteneva copia di un dispaccio del conte Bubna allo stesso conte Della-Torre, nel quale il generale austriaco dichiarava che se i costituzionali avessero continuato ad avanzarsi, egli riguarderebbe la cosa come caso di guerra, e passerebbe il Ticino. Regis non comunicò questo dispaccio agli altri capi costituzionali, e sembra lo giudicasse un agguato tesogli per arrestare la sua marcia. Regis non si poteva persuadere che il conte Della-Torre volesse realmente prevalersi dell’aiuto degli Austriaci, e credeva d’altronde che l’armata di Novara respingerebbe sdegnosa codesti alleati. Non altrimenti potrebbe spiegarsi la condotta del comandante delle truppe costituzionali il quale, a dire il vero, non prese alcuna di quelle precauzioni che la sua esperienza militare gli avrebbe suggerito ove si fosse immaginato di trovare un corpo d’Austriaci a Novara.
L’esempio di Gifflenga prova d’una maniera evidentissima che non basta mantenersi strettamente fedeli alla monarchia assoluta, bisogna indovinarne tutti i secreti, metterne in applicazione tutte le massime, approvarne gli abusi, servirla con zelo, con amore.
Chi non si sente da tanto, e tuttavia non sa decidersi a prender posto nelle file dei difensori di libertà, bisogna che necessariamente e per sempre rinunzi alla vita politica.