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Ei fu a colpi di cannone che venne accolta l’armata costituzionale, dalle mura di Novara, mentre disponevasi a sfilarvi sotto tranquillamente, collo scopo soltanto di offrire a’ suoi compagni d’arme l’occasione di un ravvicinamento morale e politico1. Quali scene commoventi a questo punto non offre l’istoria! Un’epoca di gloria immortale sorgeva allor per Novara, ma coloro che aveano invitato il barbaro a calpestare la nostra terra non potevano gustare le dolcezze di una nazionale riconciliazione.

Farò a meno di raccontare gli avvenimenti di quella giornata: un esatto e fedele ragguaglio ne venne pubblicato sugli ultimi giorni di aprile, ed io lo trascriverò qui per intiero, aggiungendovi soltanto quelle note necessarie a maggiore schiarimento, ed a stabilire fatti che i nostri nemici descrissero alterandone la sostanza. Quanto alle ingiurie che dessi ci avventano contro, io non degno rispondervi, e lascio a loro esclusivamente questo mezzo di persuasione.

  1. Era questa l’unica speranza che restasse al Piemonte, ed è in tal modo spiegata la marcia su Novara intrapresa dal governo costituzionale, il quale tentava di togliere ogni ostacolo alla ricongiunzione dei due partiti, e sopratutto non lasciare ai capi controrivoluzionarii ragioni, o meglio pretesti di aizzare contro noi l’armata di Novara. Ed ecco infatti costretti questi capi ad implorare soccorso dallo straniero ed a dichiarare solennemente la loro impotenza.