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le canne dei fucili nel momento che partivano i colpi, per salvare la vita de’ circostanti affollati.
Col fatto del primo giorno di aprile, si accrebbe di circa 150 a 200 cavalli l’armata del conte Della-Torre, ma non minore vantaggio ne ritrasse il governo costituzionale, non essendogli ormai più impedito di organizzare il corpo dei carabinieri in modo di assicurarsene l’obbedienza e di reprimere legalmente i moti del partito reazionario.
Questo partito, che come già si è osservato, non avea nemmeno avuto la forza di opporsi al semplice ascendente del governo liberale, sprovvisto di ogni mezzo di azione, avea nondimeno di soppiatto arrecato gran danno alla causa costituzionale, collo spargere la costernazione nel popolo e col cercar di sedurre e demoralizzare i giovani contingenti delle brigate, che in numero di circa trentamila e quasi tutti ammaestrati, formavano il nerbo dell’armata piemontese. E mentre già raccolti ai depositi, venivano per sollecita cura del ministro ordinati in battaglioni provvisorii, ed affidatone il comando ad esperti e fidi ufficiali, spediti in Alessandria, moltissimi sbandandosi durante la marcia, armati com’erano ritornarono a’ loro paesi. Fu quello un istante fatale in cui i nostri nemici dovettero applaudirsi dell’opera loro, favorita d’altronde dalla dolorosa circostanza in cui trovavansi quei disgraziati giovani di dover accorrere sotto la bandiera della guerra civile, mentre l’armata in due fazioni divisa, l’una in Novara e l’altra in Alessandria sapevano. Bastava tale idea a farli inorridire.