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Alessandria ebbe nel tempo stesso ordine di occupare la piazza di S. Carlo, per potervi di quivi sorvegliare nei loro movimenti i carabinieri, de’ quali si trovava non a molta distanza la caserma. Questi ultimi si allarmarono di tali misure e due compagnie a cavallo partirono al momento dirigendosi verso porta Po, mentre alcuni rimasti addietro scorrevano le strade colla sciabola sguainata. In quel momento di crisi il reggimento Alessandria, per meglio garantire la pubblica tranquillità, si recò sulla piazza del Castello e vi si dispose in quadrato. La piazza era gremita di popolo, il sole volgeva al tramonto: e fu allora che un distaccamento di carabinieri gridando: viva la costituzione, e correndo a briglia sciolta sul reggimento Alessandria fu respinto a mezzo da colpi di fucile. L’intenzione di quei carabinieri rimase equivoca, ma che quel loro grido altro non fosse se non se uno stratagemma, da cui ben fece il reggimento Alessandria a non lasciarsi gabbare1, lo dimostra l’essersi i carabinieri del partito costituzionale, in numero di cento venti all’incirca rimasti tranquilli alle loro stanze mentre coloro che sfuggirono al fuoco del quadrato raggiunsero a Porta Po le compagnie antirivoluzionarie, colle quali presero a precipizio la strada di Novara. Codesto sgraziato accidente costò la vita a parecchi militari ed a più cittadini; una palla colse una femmina alla finestra di un quarto piano, vittima della premura che si diedero gli uffiziali di levare in alto colle loro spade

  1. Il reggimento Alessandria doveva però astenersi da far fuoco, bastava incrociare le baionette.