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E quantunque lo stesso governo pontificio per le difficoltà dei tempi non fosse esattamente informato sul vero stato delle cose in genere, e di quelle di Roma in ispecie, tutto essendosi voluto confondere e coprire di un velo, pure non isfuggì il contegno onorevole delle magistrature al Santo Padre in Gaeta; il perchè nell’allocuzione del 20 aprile 1849 (che è l’atto più famoso e circostanziato riferibile alla romana rivoluzione) viene lodata la maggior parte delle magistrature comunali. In quanto a quella di Roma poi, saremo noi i primi che schiariremo questa materia lasciata nel buio, e ciò faremo nel mese seguente.

Il giorno 31 dicembre si fe’ sollecito il governo di sottoscrivere quarantaquattro articoli d’istruzioni per l’attuazione o esecuzione del decreto del 29 dicembre relativo alle elezioni generali.1

La mattina del detto giorno comparve affisso un indirizzo del circolo popolare di Roma in data del 29 diretto a tutti i circoli dello stato, nel quale si dice chiaramente che Roma non riconosceva più in Pio IX il principe, e che il popolo è il vero sovrano. Il Campidoglio, aggiungevasi, sarà due volte grande: grande nell’era pagana, più assai in questa nuova era cristiana . Fratelli! siamo uniti e forti; se cadremo questa volta, non sorgeremo più mai.2

E lo stesso circolo popolare che preludendo alla enunciata assemblea sottraeva Roma dalla soggezione al pontefice, prendeva la iniziativa e faceva cantare verso l’imbrunir del giorno 31 dicembre 1848, il solito solenne Te Deum nella chiesa del Gesù, ed alla pia cerimonia concorrevano tutte le autorità governative.3

E così terminava il procellosissimo anno 1848.





  1. Vedi la Gazzetta di Roma del 2 gennaio 1849, Documenti, vol. VII, n. 120.
  2. Vedi Sommario, n. 51. — Vedi Documenti, n. 116, Vol. VII. — Vedi il Costituzionale del 2 gennaio 1849.
  3. Vedi l’Epoca del 31 decembre.