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esemplare durante la repubblica del 1849; si travestì, è vero, quasi tutto per timore, ma compieva il suo officio e non mancò ai propri doveri. L’aristocrazia romana, che rimase al suo posto, in nulla si mischiò. Qual nome potè vantarsi la repubblica di averle fatto corona? Nè vedemmo romani giurisperiti di vaglia, meno uno o due, accostarsele e primeggiare in officio.

Ciò volemmo rilevare in comprova maggiore della nostra proposizione che in Roma cioè, non ostante gli eccitamenti immoderati e la scuola diuturna di corruzione, gli elementi di resistenza prevalsero e dieron di se amplissima testimonianza.

Noi ci siamo arrestati al 15 luglio giorno nel quale venne ripristinato il governo pontificio in Roma. Ciò si chiamò e fu restaurazione. Ma ella fu cosiffatta, che parve più officiale che verace: poichè, è pur forza confessarlo, accadde che la resistenza romana ai Francesi aveva riscaldato la testa in tal maniera, che allorquando col loro ingresso venne posto un termine alle distruzioni ed alla effusione del sangue, molti dei riscaldati lungi dal sentirsi infiacchiti e depressi, conservarono il calore nel cerebro ed il veleno nel cuore, si assoggettarono più in apparenza che in realtà al giogo che di nuovo imponevasi, e rimasero aderenti ai capi che, partendo, trasportaron seco, se non la sede del governo, il fuoco sacro, com’essi dicevano, che vive mantener doveva le loro aspirazioni.

Fu dunque restaurazione, ma di carattere timido, parziale, non universale. La espansione non ebbe uno slancio libero e generale. Parve di vedervi più una compressione momentanea, che un radicale ripristinamento. Scorgevasi in somma chiaramente che se alla parte maggiore piaceva, all’altra non soddisfaceva nè punto nè poco. È vero bensì che molti dei buoni spaventati dalle minacce di un prossimo ritorno dei repubblicani, si contennero prudentemente o paurosamente, quasi che non volessero compromettersi per ogni futura contingenza.