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della rivoluzione di roma | 749 |
Malta, in Corfù risiedevano, ed a capo de’ quali eran tutti i condannati politici esuli dalla patria loro per le passate rivoluzioni. Il viva Pio IX un motto d’ordine; l’intendimento quello di farne intanto il campione dell’italico risorgimento costringendolo a romper guerra all’Austria. Ottenuto ciò, disfarsi del campione come si farebbe di un arancio dopo averne estratto il liquore. Questa l’orditura della tela. Il papa non ebbe la salutare ispirazione di parlar chiaro fin dal principio, ripudiando ciò che non voleva e che si faceva credere volesse, e disingannando così gl’illusi ed i creduli. Votarono il sacco dei superlativi per amicarselo e ingannare il mondo: e quando giunti tropp’oltre, esso alzò finalmente la voce, svelò gl’inganni e respinse le fallaci dottrine che gli si volevano attribuire, allora rivolti gli elogi in biasimi, gl’inni festevoli in lugubri elegie, e gli osanna in crucifigatur, gli contestarono perfino i diritti della sovranità e l’arbitrato supremo della divina parola.
Il Santo Padre, uomo di rettissime intenzioni, di animo nobile, elevato e generoso, di coscienza pura ed intemerata, prestò fede in principio alle assicurazioni ed ai pentimenti, e se ne allietò; credette alle richieste di riforme e le concesse; veniva festeggiato e se ne compiacque perchè credeva ricondotte all’ovile tante pecorelle smarrite, che non gli sarebbe sembrato giammai possibile che si convertissero un giorno in tanti lupi.
Date da Pio IX le riforme, chi le chiedeva non era mai contento e gridava a tutta gola perchè si migliorassero. Avrebber voluto che Roma in fatto di libere istituzioni venisse subito appaiata o con Londra o con Parigi, dimenticando ch’ella era la sede del papato, il centro del cattolicismo, il faro illuminatore delle sane dottrine, il simulacro della pace fra gli uomini e fra le nazioni, il baluardo della giustizia e del diritto.
Si ammisero, e fu sbaglio madornale, circoli e banchetti pubblici, e s’introdusse la guardia cittadina: ma coi