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della rivoluzione di roma | 747 |
dello stato pontificio, i prestiti contratti, e tutt’altro relativo, tenemmo più ampiamente proposito nel capitolo X del primo volume di queste storie.
Noi abbiamo con quanto precede procurato d’investigare, nel miglior modo che per noi si potesse, quelle cause che vennero a modificare le opinioni, e rattiepidire l’affezione di una parte del popolo romano al papato, dalla restaurazione in poi. Egli è impossibile in cose simili di calcolare numericamente, come se fosser schierati in due campi di battaglia, quelli di un colore e quelli di un altro. A noi è bastato di analizzare le cagioni che storicamente eccitarono o presumibilmente possono aver eccitato malcontento e guadagnato talune persone alla causa del movimento italiano nel senso anti-papale, perchè per movimento in senso di miglioramenti di ogni specie, salvi però e rispettati i diritti altrui, ci siamo ancor noi, e ci dovrebbero esser tutti. In cosiffatto lavoro abbiam procurato di essere imparziali e severi, non occultando neppure talune cose che avremmo potuto tacere.
Ma quantunque abbiamo mentovato varie cause di dicerie e di reclami, chi conosce il popolo romano (che più o meno ha fatto sempre lo stesso) non ne deve inferire che il numero delle persone entrate nello spirito della rivoluzione giungesse ad una cifra assai estesa. A parlare e criticare non furon pochi, ma a cospirare pochissimi.
Se nel 1848 o 49 si fosse fatto un recensimento delle opinioni, si sarebbe trovato, potendolo fare, il che per altro non è mai possibile, che in Roma i nemici della dominazione austriaca in Italia e gli amici della indipendenza italiana furon molti, i nemici del papato pochissimi. La cosa ripetiamo fu così fino agli anni 1848 e 1849. Ciò che sarà in seguito, Dio solo lo sa.