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della rivoluzione di roma | 739 |
parlarne in particolare: solo diremo che la loro potenza fu di gran lunga maggiore di quella degli scrittori di opere scientifiche e letterarie, perchè queste comparativamente son lette da pochi, mentre le produzioni teatrali son lette e gustate da tutti, da ambo i sessi, a qualunque condizione appartengano; perchè le parole associate alla musica esercitano una preponderante influenza sugli animi degli ascoltatori e lasciano in loro tracce indelebilmente profonde. Guai se la scelta è cattiva! Le conseguenze riuscir possono luttuose, incalcolabili. E disgraziatamente quasi tutte le produzioni teatrali ch’ebber luogo dall’anno 1820 all’anno 1846, e pressoché per tutta Italia, non riuscirono edificanti sotto verun riguardo; che anzi qual più qual meno, quale per un verso quale per l’altro, furon quasi tutte riprovevoli.
Non saranno dunque mai abbastanza biasimati e governi e municipi e polizie e autorità locali, da cui non intendiamo di escludere del tutto anche le nostre, quantunque più assai delle altre cautelate e guardinghe, perchè permisero alcuni libretti di musica interi o malamente rattoppati, o non seppero antivedere ciò che si preparava e di cui dovevano esser conscie perfettamente.
Di fatto fin dall’anno in che il Maroncelli appose le sue note alle Mie prigioni di Silvio Pellico ci disse chiarissimamente che dopo l’abortita impresa murattiana del 1815 erasi deliberata dai caporioni del movimento italiano la rigenerazione morale d’Italia. Ecco le sue parole: «Ma l’impresa di Murat andò fallita. — Il conte Porro era frattanto tornato a Milano, ove il governo provvisorio era divenuto governo permanente. Perciò agli onesti cittadini non restava altro che attendere, ed intanto, in mezzo ai fremiti di quella falsa pace, proteggere nobilmente ogni industria, ogni commercio, ogni coltura, ogni arte. Ed ecco ancora uniti Confalonieri e Porro, i quali dissero: «Rieduchiamo il nostro paese, rieduchiamo tutto da capo.» E lettere ed arti, e scuole e manifatture, tutto fu chiamato