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738 | storia |
di drammi, tragedie e commedie immoralissime, e certi libretti per musica tendenti a rendere da per tutto odiosa la sovranità, odiosi i sacerdoti, odioso il matrimonio, e qualche volta odiosi pur anco i padri di famiglia. In vedendo ciò non avresti tu detto che i governi stessi si fosser fatti solidari smerciatori di corruzioni e d’infamie? Come non accorgersi che un piano generale di setta, tendente a corrompere le nascenti generazioni, venivasi riducendo in atto una volta che davansi lezioni al pubblico sul modo di adoperare il pugnale e di eseguir le congiure? E come non riconoscere la ferita mortale che cagionavasi al sentimento religioso, facendo udire sulle scene i canti di chiesa, ponendo sulle medesime e organi, e monache, e frati, e rappresentandovi le caverne dei demoni alternate con le sacre celle o coi templi dedicati al culto della Divinità?
Come non accorgersi in fine che tutto tendeva a porre in abbominio e in esecrazione la sovranità in genere, quando non altri episodi, non altri fatti sceglievansi nelle storie patrie o delle altre nazioni, se non quelli che rivelavano le corruzioni o vere o finte o esagerate delle corti reali e ducali? Perchè sceglier sempre il male e farne pubblica mostra, piuttosto che il bene e le azioni virtuose ed oneste di cui le storie più sovrabbondano?
Si rispose talvolta che si esponevano sulle pubbliche scene i vizi e i delitti dell’alta società per farli prendere in disprezzo e in esecrazione. Ma quando avrete abbeverato di fiele la bocca, e attossicato il cuore colla rappresentazione costante de’ vizi e dei delitti de’ grandi, dei potenti, de’ sacerdoti e de’ magistrati, a chi mai più obbediranno le popolazioni? Si uccide prima il principio di autorità, e poi si vorrebbe che vivesse? E non è piuttosto a presumere che si metta in cattiva vista per volerlo distrutto radicalmente?
La influenza dunque esercitata dagl’italiani scrittori di libretti teatrali fu immensa. Ci menerebbe tropp’oltre il