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della rivoluzione di roma | 731 |
Ripetiamo che le intenzioni di Leone XII erano ottime, ma non proporzionate alle sue forze. Tutto avrebbe voluto rimescolare ed a tutto apportare rimedio, mediante un sistema di riforme che assumeva l’aspetto di preconcetta vessazione. Così facendo veniva aumentando di molto il numero de’ malcontenti, ed in tutte le classi; perchè indipendentemente da quelle misure che alla politica, alla istruzione, alla legislazione ed alla finanza appartenevano, volle internarsi perfino nel sacrario delle mura domestiche: e siccome prima di essere papa aveva esercitato l’ufficio di vicario di Pio VII, e conosceva per minuto le galanterie del paese, credette di farlo morale attraversando e sciogliendo violentemente amichevoli relazioni; e così a riparazione di qualche scandalo privato, introdusse lo scandalo pubblico.
Aggiungi che, a ristoro di devozione, pose le guardie svizzere in chiesa affinché ne discacciassero i cani e sopravvegliassero agl’indevoti, occasionando il più delle volte scenate scandalose e ridicole.
Leone XII in somma, non amico delle libertà pubbliche, non potevasi affezionare quella parte della classe colta e intelligente che ha vaghezza di ordinamenti moderni; distruggitore della intemperanza delle bettole, si disaffezionò il popolo basso; persecutore troppo dichiarato ed acerbo di consuetudini galanti, o diciam meglio degli amori supposti illegittimi, si disgustò e alienò tutte le classi, anche i cultori della legittimità degli amori, perchè videro nelle misure da lui adottate il pericolo di un male maggiore, rendendo pubblico e notorio a tutti ciò clf era noto soltanto a qualcuno.
Ordinò la celebrazione dell’anno santo pel 1825. Se ne riprometteva grande concorso di esteri, rinfervoramento di pietà, edificazione e compunzione generale. Non crediamo però che producesse quei frutti che se ne speravano. Questo bensì sappiamo che chiusi i teatri, e rimasti privi di questo innocente divertimento i giovani,