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saviamente è vero, ma si venne con questo alienando una parte del popolo minuto, amante dichiarato della libertà della bettola. Stato essendo cacciatore espertissimo, provvide leggi emanò sulla caccia de’ volatili. Introdusse alcune economie, alleggerì il popolo di qualche tassa, e fece altri miglioramenti, di che ci son garanti le parole del Farini quando ne parla nelle sue storie.1 Eccole: «La verità vuole che si narri, che regnante Leone duodecimo, e governante Bernetti, alcune buone ed utili cose furono operate. Vennero tolti abusi, e puniti abusatori; si cercò di dare acconcio agli ospitali ed istituti pii di Roma: strade, ponti ed altri pubblici lavori furono incominciati, o condotti a fine; la pubblica sicurezza fu ristabilita in quelle contrade che prima erano saccheggiate dagli scherani: venne posto modo alle spese, e scemata la tassa fondiaria d’un terzo: fu creata con sufficiente dote una cassa di ammortizzazione del debito pubblico.»

Noi aggiungeremo pure che emise un motu-proprio sulle riforme deiramministrazione pubblica. Creò una commissione e pubblicò una enciclica per la riedificazione della basilica di san Paolo. Istituì la Congregazione degli studi. Stabilì un locale per la mattazione degli animali di cui si nutre la popolazione. Fece costruire il così detto porto Leonino. Stabilì un collegio veterinario sotto la direzione del professore Metaxà. Fondò un osservatorio astronomico sul Campidoglio, confidandone la direzione al benemerito abate Scarpellini. Arricchì la biblioteca vaticana coll’acquisto di quella famosa del veneziano conte Cicognara. Così facendo, si mostrò amante delle arti e del progresso. Non crediamo però che fosse felice nella scelta degl’individui. Quella a mo 1 d’esempio del Cardinal Pallotta in qualità di suo legato a latere per la estirpazione del brigantaggio, venne disapprovata e derisa, massimamente dopo il famoso editto che il cardinale stesso emanò il 15 maggio 1824.


  1. Vedi Farini, Lo Stato romano ec. Firenze. 1350, vol. I, pag. 28.